-Ecco l'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano che aprla del Presidio della Memoria del 6 marzo 2010:
"L’Aquila accoglie il dolore d’Italia"
NEL CAPOLUOGO LA MANIFESTAZIONE PER RICORDARE LE VITTIME DI STRAGI E CALAMITÀ
di Giampiero Calapà (Fatto Quotidiano del 7 marzo 2010)
Nel silenzio del centro storico fantasma, a L'Aquila ieri l'urlo di rabbia ha risuonato più forte: "Le istituzioni li hanno già dimenticati. 6 aprile, 3:32, chi ha ucciso i nostri figli?". Striscioni, scritte bianche su sfondo nero, hanno aperto il corteo di oltre mille e cinquecento persone: le foto delle vittime del sisma abruzzese e quelle di altre recenti tragedie d'Italia, come la strage di Viareggio, hanno sfilato insieme ai loro cari; un pezzo di Paese accomunato nel dolore, ma che non rinuncia a indignarsi.
Undici mesi dopo quel sisma, L'Aquila diventa la capitale morale di chi chiede giustizia e verità, di chi non si rassegna all'oblio, di chi non accetta una legge, quella sul cosiddetto processo breve, che spazzerebbe via la possibilità di accertare le responsabilità di troppi disastri. Così i familiari delle vittime del 29 giugno scorso nella cittadina Toscana, quando un’esplosione maledetta alla stazione, si è portata via 32 persone. Sono loro i primi ad arrivare, un centinaio, su due pullman. L'incontro con gli aquilani in piazza è caloroso, si guardano in faccia Daniela e Luigia e subito si capiscono. La prima ha perso la figlia a Viareggio, la seconda il 6 aprile ha rischiato la vita, tirata fuori dalle macerie da Vicky, il suo husky dodicenne. Luigia, dopo 65 anni vissuti nel centro storico de L'Aquila, adesso abita nelle casette di legno per gli sfollati. Non si lamenta, "c'è a chi è andata peggio, ma la situazione non è quella bella e patinata che vi hanno raccontato in televisione". I problemi sono tanti per chi era abituato, come lei, da sempre, a vivere la sua città. "Di farci pagare subito le tasse non si sono scordati", interviene un altro aquilano. “Però si sono ricordati subito - aggiunge un viareggino - di sistemare i loro guai con il decreto interpretativo, alla seggiola non rinunciano". Prende la parola la signora Anna, suo marito ha 72 anni e un'invalidità lo costringe sulla carrozzella. Nella casetta prefabbricata di legno le porte interne sono troppo piccole, "così è costretto a strisciare a terra per andare a letto".
Al tramonto le fiaccole si accendono, nel frattempo piazza della Fontana luminosa si è riempita e il corteo può partire. Sono arrivati anche i genitori dei 27 bambini morti con la loro insegnante per il crollo dell'edificio scolastico, a San Giuliano di Puglia nel 2002. Ci sono anche i comitati di familiari, compagni di lavoro e amici dei lavoratori della ThyssenKrupp, 5 dicembre 2007, sette morti bianche. Dalla Sicilia, invece, ecco i parenti delle vittime di Giampilieri, era lo scorso ottobre e un nubifragio sconvolgeva e spaccava la terra di gran parte della provincia di Messina. Ci sono addirittura le madri di Plaza de Mayo. Poi c'è il "popolo delle agende rosse", il movimento fondato da Salvatore Borsellino per chiedere la verità sulle stragi e sulla fine di suo fratello Paolo. Non ha potuto partecipare, bloccato a casa da motivi di salute. Ha mandato comunque un messaggio per sottolineare l'importanza della presenza a L'Aquila "dei partigiani della Nuova Resistenza, perché l'Abruzzo ha bisogno di giustizia e verità". Solo un giorno prima il procuratore capo de L'Aquila Alfredo Rossini si è detto convinto "della presenza di infiltrazioni mafiose in città". Oggi pomeriggio ancora mobilitazione, con la seconda domenica di "rivolta delle carriole" nella zona rossa del centro storico.
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