domenica 22 marzo 2009

THE ECONOMIST: SILVIO, THE ACTRESS AND THE LAW (Silvio, l'attrice e la legge)

Silvio, l’attrice e la legge
Pubblicato giovedì 12 marzo 2009 in Inghilterra
[The Economist]
Sospetti sul tentativo dell’Italia di riformare la magistratura
La storia delle pressioni di Silvio Berlusconi per assicurare delle parti in TV ad alcune attricette è uno dei racconti più strani e degni di nota della colorita vicenda del Presidente del Consiglio italiano. Nel 2007 un quotidiano italiano pubblicò delle indiscrezioni relative ad alcune trascrizioni telefoniche tra Berlusconi, allora capo dell’opposizione, e un importante dirigente della televisione pubblica italiana. In una di queste Berlusconi, cercando di rovesciare la risicata maggioranza al Senato del governo di centro-sinistra, viene citato mentre spiega: “Sto cercando di ottenere la maggioranza in Senato”. “Una persona con la quale sto negoziando mi ha chiesto di raccomandare” un’attrice formosa.
L’inevitabile sospetto fu che Berlusconi stava tentando di convincere alcuni deputati a cambiare orientamento utilizzando il più vecchio dei trucchi nel suo repertorio. Il 25 febbraio, però, il caso è stato archiviato. I magistrati hanno affermato che non vi erano sufficienti prove di reato per procedere sia contro Berlusconi sia contro il dirigente. Quello stesso giorno, stranamente, il Partito della Libertà di Berlusconi (PdL) propose una delle misure più draconiane mai pensate in un disegno di legge scritto per limitare le intercettazioni e la pubblicazione dei loro contenuti.
L’episodio illustra l’origine di molti dei dubbi che circondano Berlusconi in merito ai suoi ultimi tentativi di riscrivere il sistema legale: sta davvero cercando di migliorare i bassi standard della giustizia italiana, oppure sta cercando di proteggere i suoi interessi?
Tutti concordano nel dire che il sistema esistente è un incubo: invadente ma lento, costoso e imprevedibile. I suoi difetti non sono solo una questione di ingiustizia sociale. Ci aiutano a capire perché l’Italia attragga relativamente pochi investimenti stranieri. Secondo un’indagine del 2009 della Banca Mondiale sulla facilità di fare affari, il sistema giuridico italiano offre agli investitori meno protezione del Mozambico; i contratti sono più difficili da far rispettare che in Colombia.
Angelino Alfano, Ministro della giustizia, afferma che ci vogliono più di 31 mesi, mediamente, per portare un caso davanti ad un tribunale; ci sono più di 5 milioni di processi civili e 3 milioni di processi penali in sospeso. Il denaro è parte del problema. I tribunali sono mal-finanziati, e il poco denaro disponibile viene speso per finanziare un’infinità di tribunali troppo piccoli. Nei processi penali inoltre sia la difesa che l’accusa hanno diritto ad almeno due appelli.
Il risparmio è una giustificazione per la prima riforma proposta, che ha a che vedere soprattutto con la restrizione delle intercettazioni. Anche Saverio Borrelli, il magistrato che ha condotto la manovra anti-corruzione chiamata “Mani Pulite” che quindici anni fa ha spazzato via il vecchio ordine politico, riconosce che gli inquirenti italiani fanno troppo liberamente – e pigramente – affidamento sulle intercettazioni telefoniche e quelle ambientali.
La proposta di legge prevede che un’intercettazione telefonica debba essere autorizzata da tre giudici; che ci siano “evidenti” indicazioni di colpevolezza; e – con l’eccezione di reati di mafia e terrorismo – che non duri più sessanta giorni. L’organismo di autoregolamentazione giudiziaria ha criticato le prime versioni della proposta definendole “un serio ostacolo all’attività investigativa”; ha affermato che andrebbe a beneficio dei truffatori, dei ricattatori e dei pedofili. Sotto pressione, il governo ha ritirato alcune delle disposizioni più controverse.
Tuttavia, alcuni aspetti preoccupano giornalisti e avvocati, come le pene rigide previste per la pubblicazione delle intercettazioni, parte di un giro di vite proposto sulle notizie che va dall’arresto al rinvio a giudizio. Oggi le prove dell’azione giudiziaria possono essere pubblicate non appena vengono consegnata alla difesa. Terze parti innocenti possono trovare i loro pensieri più intimi diffusi in pubblico. Ma visti i ritmi lenti dei tribunali, restrizioni del genere, simili a quelle britanniche, potrebbero significare che accuse pesanti possano venire allo scoperto soltanto molto tempo dopo che i fatti si sono verificati.
Una seconda proposta di legge revisionerebbe i lavori della magistratura. Alcuni passaggi, come quello sulla riduzione del numero di appelli, potrebbero aiutare. Ma la riforma principale, separando le carriere del pubblico ministero e del giudice, potrebbe rendere la giustizia più equa ma non più rapida. Un cambiamento, bloccare le prove di un processo qualora venisse portato in appello, rallenterebbe i procedimenti. E inoltre proteggerebbe Berlusconi dopo l’arresto il mese scorso del suo ex avvocato, David Mills, con l’accusa di corruzione.



(english version) Silvio, the actress and the law
Mar 12th 2009 ROME


From The Economist print edition
Suspicions surround Italy’s attempt to reform the judiciary
THE story of Silvio Berlusconi’s lobbying to secure television parts for glamorous actresses is one of the more strange and memorable tales of the Italian prime minister’s colourful history. In 2007 an Italian newspaper published leaked transcripts of telephone calls between Mr Berlusconi, then leader of the opposition, and a senior executive at Italy’s public broadcaster. In one of them Mr Berlusconi, seeking to upset the centre-left government’s narrow majority in the upper house, is quoted as explaining that “I’m trying to get the majority in the Senate”. One voluptuous actress has “been requested from me by someone with whom I am negotiating”.
The inevitable suspicion was that Mr Berlusconi was trying to persuade legislators to defect by using the oldest bait in the book. On February 25th, however, the case was dropped. Prosecutors said there was insufficient evidence of wrongdoing for either Mr Berlusconi or the executive to be tried. On the same day, oddly, Mr Berlusconi’s People of Freedom (PdL) alliance dropped some of the more draconian measures in a bill designed to limit wiretaps and reports of their contents.


The episode illustrates many of the misgivings that surround Mr Berlusconi in his latest effort to overhaul the legal system: is he really seeking to enhance Italy’s poor standards of justice, or is he trying to protect his own interests?
All agree that the existing system is a nightmare: intrusive yet slow, costly and unpredictable. Its shortcomings are not just a matter of social fairness. They help explain why Italy attracts comparatively little foreign investment. According to a 2009 survey by the World Bank on the ease of doing business, Italy’s judicial system offers investors less protection than does Mozambique’s; contracts are more difficult to enforce in Italy than in Colombia.
Angelino Alfano, the justice minister, says it takes more than 31 months on average to bring a case to court; more than 5m civil and 3m criminal cases are pending. Money is part of the problem. The courts are poorly financed, and the limited money available is spent on too many small courthouses. In criminal trials, moreover, both defence and prosecution are allowed at least two appeals.
Saving money is one justification for the first proposed reform, which deals primarily with restricting wiretaps. Even Saverio Borrelli, the prosecutor who led the so-called Mani Pulite (Clean Hands) anti-corruption drive that swept away Italy’s old political order 15 years ago, recognises that Italian investigators resort much too freely—and lazily—to telephone-tapping and eavesdropping.
The bill says a telephone tap would have to be authorised by three judges; they would need “evident” indications of guilt; and with the exception of Mafia or terrorism cases, it could not last more than 60 days. The judiciary’s self-regulatory body has criticised earlier versions of the bill as “a serious obstacle to investigative activity”; it said it would benefit fraudsters, blackmailers and paedophiles. Under pressure, the government has removed some of the most controversial provisions.
Still, some remaining aspects worry journalists and lawyers, such as the stiff penalties suggested for the publication of wiretaps, part of a proposed news clampdown from arrest to indictment. Currently, prosecution evidence can be published as soon as it is handed to the defence. Innocent third parties can find their most intimate thoughts aired in public. But given the sloth-like pace of the courts, such British-style restrictions may mean that serious allegations are heard about only long after the event.
A second bill would overhaul the workings of the judiciary. Some steps, like curbing appeals, will help. But the main reform, splitting the jobs of prosecutor and judge, may make justice fairer but not swifter. One change, stopping the findings of one trial being applied to another one, would slow down proceedings. And it would also shield Mr Berlusconi after the conviction last month of his former lawyer, David Mills, on bribery charges.


Nessun commento:

Posta un commento

sarà rimosso ciò che riguarda: pubblicità e spam, contenuti razzisti, violenti o illegali.